Nel 1903 uno scandalo che coinvolgeva alcuni studenti di Parigi, coi quali fu accusato di celebrare “messe nere” a sfondo sessuale, rese Jacques d’Adelswärd-Fersen una “persona non grata” nei salotti francesi e compromise i suoi progetti di matrimonio. Iniziò allora ad abitare a Capri, dove costruì l’imponente “Villa Lysis”, nella quale visse anche assieme al suo compagno Nino Cesarini, fino al suicidio per mezzo di una overdose di cocaina nel 1923. Comprò del terreno dalla famiglia Salvia per il valore di 15.000 Lire; la zona è situata in cima ad una collina all’estremità a nord-est dell’isola, vicino al luogo in cui, due millenni prima, l’imperatore romano Tiberio aveva costruito la sua Villa Jovis. La sua casa, inizialmente chiamata Gloriette, fu infine battezzata Villa Lysis (inseguito chiamata a volte semplicemente Villa Fersen), con riferimento al dialogo di Platone Liside sul tema dell’amicizia e, secondo i modernimetri di giudizio, dell’amore omosessuale. Villa Lysis era stata progettata da Édouard Chimot in stile liberty, l’equivalente italianodell’Art Nouveau. Al pianterreno vi è un’ampia sala da fumo dove d’Adelswärd-Fersen usava consumare oppio e dove infine si suicidò. Un’iscrizione latina sopra l’entrata recita: Amori et dolori sacrum — “[Luogo] sacro all’amore e al dolore”. La villa è rimasta per decenni in pessime condizioni, ma grazie a dei restauri promossi dal Comune di Capri all’inizio degli anni duemila è ora di nuovo aperta ai turisti